La concezione sistemica e circolare della mente, il continuo ritorno sui procedimenti della scienza insieme con la loro utilizzazione in ambiti da essa solo apparentemente lontani, e l'elaborazione in chiave anti-filosofica dell'analisi del linguaggio, sono gli aspetti del pensiero di Valéry che ne costituiscono la ricchezza e l'originalità.

Mediante una riflessione sviluppatasi nell'intero arco dei suoi Cahiers (1894-1945), in modo del tutto autonomo, Valéry anticipa, sotto alcuni aspetti fondamentali, tanto il metodo di indagine del Circolo di Vienna, quanto la filosofia analitica del linguaggio elaborata dall'ultimo Wittgenstein, muovendosi però in direzioni di ricerca e verso conclusioni profondamente diverse. Nella sua analisi, il pensiero ed il linguaggio vengono concepiti come funzioni della sensibilità e della motricità, cui sono destinati a ritornare, per quanto tendano a separarsene mediante l'uso indebito dei segni; in particolare, la filosofia, abusando dei poteri del linguaggio, sottrae a qualsiasi controllo le proprie proposizioni risolvendosi in un `verbalismo' inevitabilmente impreciso.

Rifiutandola come "attacco globale sempre fallito", Valéry pensa la filosofia come esercizio di un pensiero che è volto in ultima analisi al controllo delle proprie operazioni, e perciò inseparabile dalla singolarità del filosofo, indipendente da qualsiasi valore conoscitivo e non racchiudibile in una disciplina autonoma e specifica. Egli sostituisce alla spinta verso una teoria complessiva propria della filosofia, divenuta ai suoi occhi impossibile, una operatività scettica, basata su un continuo esercizio analitico, e riassumibile nel suo motto: "fare senza credere", nel quale il `fare' diventa l'asse insuperabile di qualsiasi `comprendere'.

Ludovico Gasparini è docente di Filosofia morale presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Padova. Ha pubblicato, tra l'altro, Autorità e libertà in Kant (Padova 1978) e Effettività e decisione in M. Heidegger (Padova 1984).